Uccelli e libertà di espressione

“Dormono le cime dei monti e le gole, i picchi e i dirupi, e le schiere di animali, quanti nutre la nera terra, e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api e i mostri negli abissi del mare purpureo; dormono le schiere degli uccelli dalle ali distese.“ — Alcmane”

I pulli sono cresciuti e sono diventati due giovani esemplari di colombo. Oggi sono usciti dal nido per la prima volta e zampettano avanti e indietro per il cornicione della finestra. Sono apprensiva, li osservo, spero che se la cavino per il loro primo volo.

Mamma colombo ha fatto il nido dentro la cassetta di legno che sostiene il vaso di edera ormai secca. Il nostro balcone è diventato la loro casa ma appena saranno in grado di volare: via il nido! E accesso libero ai tetti del paese. Un nido il loro, fatto di rametti e bastoncini di plastica per girare il caffè, presi dal distributore automatico proprio sotto il balcone.

Li abbiamo visti mutare passo dopo passo e crescere, e la mamma colombo sempre lì con loro, avanti e indietro, con il caldo di questo fine giugno e inizio luglio 2021.

Ora so da dove cominciare. Ma questo rimarrà un segreto che forse avrà forma un giorno…

Un piccolo di rondone l’altro giorno è caduto dal nido. I piccoli di rondone, anche se ormai completamente formati, non sanno volare. C’è il tempo giusto, come per i colombi, come per i bambini, per cominciare a volare. L’abbiamo preso e messo in una scatola. Thea lo ha odorato mentre cercavo di dargli da bere con un fazzoletto bagnato: aveva sete. Al CRAS di Bitetto mi hanno detto che era disidratato, che il caldo di questi giorni spinge i piccoli fuori dal nido a cercar refrigerio in qualche modo. Convivenze. Tra esseri umani e nature circostanti. Un sottovaso d’acqua sui balconi per i tempi caldi. Faranno un po’ di casino, è vero. Si pulirà.

Siamo in tenuta, tutto è pronto, al mio fianco Annamaria P. dà una occhiata al libro di cui ci parlerà tra pochi secondi, la gente si è già seduta e alle loro spalle il sole è quasi del tutto tramontato, in uno sfolgorio di colori che credevamo poco probabile, visto le nuvole. (Foto Nicoletta Tangorra)

Stiamo quasi per iniziare quando un uccello dalle grandi ali passa raso le vigne basse, l’orizzonte dei campi gialli all’imbrunire…la gente non si accorge di nulla ma quel gufo, forse un gufo, era lì, con noi, celebrando l’inizio della lettura poetica.

Gli uccelli, i ricci, le volpi…il selvatico che ancora resiste e convive con noi, nelle nostre roccaforti non pensate per una convivenza tra le specie. Aperture, fenditure tra i muri eretti ad allontanare una natura che abbiamo scongiurato per anni. Persino i cani ancora li teniamo alla catena che come tutti gli esseri viventi, in forme diverse, sono “esseri in relazione”, esseri relazionali per non utilizzare il troppo specificatamente umano “sociali”. Noi che vogliamo tutto, che della binarietà abbiamo fatto un baluardo di esclusione piuttosto che considerarla come complementarietà.

Thea e Giulio in un momento di affetto

In questa settimane di studio penso alla difficoltà di accogliere e accettarci per ciò che siamo nella differenza di vedute, purché rispettose della vita propria e altrui. Penso a quanto le parole “libertà di opinione e pluralismo di idee” siano sfruttate dagli ambiti politici che ci governano. Legge Zan di qua, legge Zan di là che salta di bocca in bocca nei palinsesti dei telegiornali, come al solito, senza spiegare nulla ai cittadini. Ascolto e vedo come i telegiornali riportano le notizie utilizzando un diverso linguaggio quando si tratta di persone bianche europee e quando invece riguardano persone di paesi extra europei economicamente, politicamente o socialmente deboli. E, probabilmente per via dell’esame di Linguistica, penso alle parole…come abbiamo imparato a piegarle, le parole, per le nostre ideologie, per i nostri scopi che nulla hanno a che vedere con il bene comune, con la “libertà” delle parole. Ecco perché amo e sempre amerò la poesia.

*Link articolo Huffington Post, nel quale è inserita la legge intera.*

Le ragazze e i ragazzi a scuola sanno bene di cosa si parla quando si nominano identità di genere, omofobia, orientamento sessuale. Lo sanno “bene” ma ancora con confusione e con la versatilità dell’esperienza che li contraddistingue. Il giudizio non viene da loro ma piuttosto dall’ambiente circostante. Lo sanno perché fa parte della nostra vita, perché guardano, osservano, sentono, amano come si ama alla loro età. Non si può pensare di fermare questo processo di conoscenza né di renderlo ancora più confuso. Processo di conoscenza che anche gli e le operatrici che si occupano di educazione dovrebbero attraversare.

E l’educazione, secondo me, non consiste nell’educazione ai valori “sani” della famiglia bensì al riconoscimento e rispetto di se stessi per creare una società di convivenza e mutuo sostegno.

Sono utopie forse ma nelle piccole comunità questo accade. Ma cosa succede quando le nostre forme di governo cavalcano l’onda della confusione e dell’ambiguità politica? Non posso non sorridere con amarezza quando sento parlare i politici (e uomini di Chiesa) che la legge Zan potrebbe non rispettare “la libertà di opinione”. Perché il gioco che fanno è sottile e si sente quanto sia giostrato da forze politiche che “surfano” (da “surf”) sulle loro splendide fette di potere. Questo, ancora una volta, non ha a che fare con il bene comune.

Si migliora una legge, si discute, non la si strumentalizza.

La Giornata della Memoria allora come andrebbe interpretata? Non è un parallelo esagerato, fa parte del sistema umano cercare di prevenire o scongiurare la dimenticanza, il ritorno dell’odio sistematico. Ma ricordare senza contestualizzare, vivificare con l’esperienza dell’oggi del mondo non ha senso.

Nel nostro calendario allora istituiamo le nostre personalissime giornate rituali per non dimenticare che non viviamo in un mondo chiuso. E che quel mondo chiuso ci rende i cani rabbiosi che siamo. Cani che sono stati educati alla rabbia da anni di catena e disamore.

Ed ecco che si torna sempre lì…all’amore…mentre passeggiando per il centro storico di Casamassima la vita non vista si invera inaspettata, mentre raccolgo piume di un uccello…e mi accorgo che il falco grillaio, che viene da lontano, è ancora qui, con noi.

Lascia un commento