Se mi la/evassero il corpo

La notte di Gaza è buia a parte il bagliore dei razzi, silenziosa a parte il rumore delle bombe, terrificante a parte il conforto della preghiera, nera a parte la luce dei martiri. Buonanotte, Gaza
Heba Abu Nada”.

Ogni guerra è un affronto alla vita. La morte, nella naturalità del suo ciclico accadere, è parte della vita che ogni giorno viviamo, nel profondo sgomento che in ogni caso lascia. Ma una guerra, o un deliberato genocidio come quello che sta accadendo in Palestina, è un crollo di ogni implicito “accordo” di convivenza nel seno di una comunità. Una comunità dove vivono piante, animali, dove si forma e si modella la terra, dove abita l’essere umano.

Lo scempio dello Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese sta avvenendo dentro le nostre stesse case, al riparo dello schermo televisivo che ogni minuto ci aggiorna sul numero dei morti. Ma quei morti sono, o meglio erano, persone con sogni, speranze e progetti.

Tra questi morti bisogna non dimenticare coloro che scrivono. Scrittori e scrittrici uccise nel conflitto e che sono la memoria e la testimonianza di un popolo intero e che, proprio per questo, rivestono una importanza cruciale nella presa di coscienza della presenza di un popolo che ha pienamente diritto ad esistere, a “coltivare” la propria casa.

Heba Abu Nada è nata nel 1991 alla Mecca, in Arabia Saudita, da una famiglia di rifugiati della Nakba di Bayt Jirja ed è morta il 20 ottobre 2023 durante un attacco israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove viveva. Heba Abu Nada studiava biochimica e, allo stesso tempo, si dedicava alla scrittura e lavorava come educatrice. Del 2017 il suo romando “L’ossigeno non è per i morti” che ha vinto il secondo posto dello “Sharjah Award per la creatività araba”. Titolo emblematico che ci riporta ad un elemento tanto elementare quanto vitale, come l’ossigeno. Elemento che normalmente diamo per scontato e che tanto scontato in fondo non è. Lo ritroviamo in una sua poesia “Non solo di passaggio“, qui da me tradotta dalla traduzione in inglese dall’originale arabo a cura di Huda Fakhreddine (https://mizna.org/literary/not-just-passing/).

Ieri, una stella ha detto alla piccola luce nel mio cuore
che siamo solo esseri di passaggio.
Tu, non morire.
Sotto questo bagliore i viandanti continuano a camminare.
La prima volta sei stata creata dall’amore
perciò non puoi che portare amore
a coloro che tremano.
Un giorno germogliarono tutti i giardini dai nostri nomi,
resti dei nostri cuori pieni di desiderio.
E sin da quando questa lingua antica divenne matura
essa ci insegnò a guarire gli altri
con il nostro desiderio
come un profumo paradisiaco
sceso a rilassare i nostri polmoni stretti: un sospiro accolto,
una boccata di ossigeno.
Con dolcezza, passiamo sulle ferite
come una garza decisa, un accenno di sollievo, un’aspirina.
Piccola luce dentro di me, tu non morire
anche se implodessero le galassie del mondo.
Piccola luce dentro di me di’ pure:
entra nel mio cuore in pace. Tutti siete accolti!

Vi concedo rifugio“, sempre tradotta in inglese da Huda Fakhreddine, è una delle ultime poesie scritte da Hiba Abu Nada. Link all’originale inglese: https://proteanmag.com/2023/11/03/i-grant-you-refuge/.

1.
Vi concedo rifugio
nell’invocazione e nella preghiera.
Benedico il quartiere e il minareto
per proteggerli dal razzo

nel momento in cui
ci sarà il comando di un generale
che lo lancerà in un raid.

Concedo a te rifugio, e ai bambini
che cambino il corso del razzo
prima che atterri sui loro sorrisi.

2.
Concedo a te rifugio, e ai bambini
che dormono come pulcini nel nido.

Non camminano verso i loro sogni nel sonno.
Sanno che la morte si nasconde fuori casa.

Le lacrime delle loro madri sono ora colombe
che seguono, trascinandosi, le bare dei propri figli.

3.
Concedo rifugio al padre
che tiene in piedi la casa
quando si piega sotto le bombe.
Egli implora nel momento della morte:
“Abbi pietà. Risparmiami ancora un po’.
Per la loro salvezza ho imparato ad amare la mia vita.
Concedi loro una morte bella come loro stessi sono”

4.
Ti concedo rifugio
dal dolore e dalla morte
rifugio nella gloria del nostro assedio
dentro, nel ventre della balena.

Ogni bomba che cade sulle nostre strade
chiama Dio, esaltandolo.
Pregano per le moschee e le case.
E ad ogni bombardamento che avviene al Nord
una supplica a Sud si innalza.

5.
Ti concedo rifugio
dal dolore e dalla sofferenza.

Con parole di scrittura sacra
proteggo le arance dal pungiglione del fosforo
e le ombre delle nuvole dal nero dello smog.

Ti concedo rifugio
nella polvere che piano svanirà
e coloro che si innamorarono e morirono assieme
un giorno potranno tornare a ridere.

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